Osservo una scena d’amore,
chiusa in un angolo in disparte.
Al chiarore flebile di un tramonto primaverile,
due ragazzi si baciano,
ed io, essenza solitaria, percepisco il loro calore.
Le loro vanità scompaiono in un intrecciarsi
di corpi sospesi dalla potenza della gravità.
Sono complice anch’io del loro assaporarsi.
Passa qualche istante, mi metto in cammino,
nel mio ritorno verso casa, percepisco ancora i loro respiri.
Come ci siamo allontanati?
Come un boia il tempo arriva portandosi con sé il ricordo,
la voce stridula di un telefono senza fili urla: “Retrouvailles”.
Nell’angolo appesa alle mie incertezze, soffro,
corro lontano, fuggo.
Eppure, vittima di una mente contorta,
nel fumo di un’altra sigaretta,
attendo il tuo ritorno,
come si attende una nuvola in agosto.
Il ricordo di te bussa
ogni volta, senza sosta,
alle porte del mio cuore, ed io inerme,
tendo ancora l’orecchio per ascoltare i tuoi passi.
Chiara Frisone