Tra un esame e una lezione, tra una riunione di gruppo e una pausa con gli amici, c'è una costante che unisce centinaia di studenti dell'Università di Siena: la pasta alla carbonara servita alla mensa universitaria.
Semplice, cremosa, sostanziosa - la carbonara è diventata negli anni molto più di un piatto tipico romano: è ormai un piccolo rito settimanale, atteso e commentato nei corridoi come se fosse un evento. Ogni volta che appare nel menu settimanale dell'ARDIS, i tavoli si riempiono e le storie Instagram si moltiplicano.
“Non è solo buona,” scherza Elisa, studentessa di Economia. “È anche un momento per rivedere tutti, per sentirsi a casa lontano da casa.”
La versione servita in mensa cerca di mantenere un equilibrio tra tradizione e praticità: uova pastorizzate, guanciale croccante, pepe nero ben dosato e niente panna (per fortuna). E sebbene qualche purista storca il naso per la qualità della pasta o l'uso di pecorino “light”, nessuno nega il suo successo.
In un contesto in cui il cibo è spesso sinonimo di sopravvivenza low-cost, la carbonara diventa anche un piccolo lusso accessibile. A soli 3,50 euro con il badge universitario, offre non solo calorie, ma conforto e condivisione.
La carbonara racconta qualcosa di più profondo della dieta universitaria: racconta la voglia di appartenere a una routine, di ritagliarsi piccoli piaceri dentro giornate frenetiche. E forse è proprio questo che la rende così popolare: è il sapore della pausa, della comunità, della normalità.
Prossima data nel menu? Giovedì. E sì, ci saremo tutti.