A chi ha visto e amato Unbreakable (2000), capolavoro di M. Night Shyamalan, risentirne dopo 16 anni la colonna sonora al termine di quel che – in uno dei celebri plot twist “shyamalaniani” – si è poi rivelato un sequel, Split (2016), , ha riscaldato il cuore. In molti avevano pensato che Split sarebbe stato incentrato su vicende totalmente verosimili, nessuno si sarebbe mai immaginato che avrebbe introdotto un secondo antagonista per David Dunn, l’Orda.
Il cerchio aperto con Unbreakable si chiude 19 anni dopo con Glass, pubblicato lo scorso 17 gennaio.
Si tratta di una trilogia di genere fantascientifico, ma gestita in modo tale da indurre lo spettatore a pensare che accadimenti di questo tipo possano effettivamente verificarsi nel mondo reale; questo perché i tre film rompono lo schema canonico del supereroe e dipingono i tre protagonisti, nonostante i loro poteri, come persone assolutamente ordinarie, costrette a convivere con le proprie sofferenze.
David Dunn (Bruce Willis) in Unbreakable è un uomo normale, alle prese con un matrimonio difficoltoso che provoca inevitabilmente le sofferenze del suo unico figlio.
Parallelamente a quelle di Dunn, si svolgono le vicende di Elijah Prince, anche detto Mr. Glass (Samuel L. Jackson). Egli è affetto da osteogenesi imperfetta di tipo I, malattia che comporta una notevole fragilità delle ossa, alle quali è sufficiente un banale urto perché si rompano.
Le vite dei due protagonisti cambiano per sempre quando David Dunn viene coinvolto in un incidente sul treno sul quale sta viaggiando. L’evento tragico strappa il velo della ragione e consente l’emersione dello straordinario: David Dunn è l’unico sopravvissuto del disastro, ed è peraltro completamente illeso.
Questo miracolo porta a compimento la missione intrapresa da Elijah. Quest’ultimo da giovanissimo aveva trovato nei fumetti un rifugio dai continui atti di bullismo; in questi aveva notato un particolare ricorrente: supereroe e antagonista presentano spesso caratteristiche opposte.
Assolutamente convinto di non essere uno scherzo della natura, Elijah intraprende la ricerca del suo complemento, un uomo dalla resistenza incredibile.
Dunn resta tuttavia scettico riguardo la propria natura superiore, e ultimo compito di Elijah dovrà essere quello di fargli prendere coscienza, dando dunque, di fatto, vita a un supereroe e dando senso alla propria esistenza in quanto anti- eroe.
Mentre David Dunn tende a non accettare la sua condizione, vestendo i panni del padre di famiglia, il protagonista di Split, Kevin Wendell Crumb, non ha bisogno di alcuno che lo convinca delle sue capacità sovrumane, ma ha anzi la disperata necessità di un mezzo per mostrarle e di qualcuno che ascolti il suo richiamo.
Kevin Wendell Crumb (James McAvoy) è un uomo affetto da disturbo dissociativo dell’identità. Nel suo corpo trovano spazio ben 23 personalità, distinte per sesso, passioni, età, lingua, e anche caratteristiche fisiche (tanto che una di esse ha il diabete). Ciascuna di queste personalità è emersa in seguito a eventi particolarmente traumatici, ed egli (o loro) è dunque convinto che gli uomini che non hanno mai sofferto siano esseri inferiori. Apparentemente l’unica persona che crede nelle sue inumane capacità è la dottoressa Fletcher che lo ha in cura, ma la cosiddetta Orda (tre personalità che hanno preso il sopravvento sulle altre) crede nella venuta di una ventiquattresima personalità – la Bestia – dotata di forza e agilità incredibili, che possa finalmente mostrare al mondo ciò di cui le plurime personalità di Kevin sono capaci.
I tre protagonisti intraprendono dunque, nel corso delle tre pellicole, una battaglia interiore tra la loro natura prettamente umana, e la loro reale forma di superumani, che rappresenta il riscatto dal dolore vissuto. Il dissidio interiore è accompagnato da uno scontro concreto ed esteriore con il mondo circostante i protagonisti.
Dunn, Mr. Glass e Kevin sono infatti alle prese con un mondo condannato alla normalità, governato dall’incontrovertibile legge di causa-effetto, in cui ogni possibile deviazione da questo paradigma viene inevitabilmente gettata nell’abisso dello scetticismo.
Figurarsi se nel mondo moderno la povera vittima di una qualsiasi ingiustizia possa mai aspettarsi che un supereroe, deus ex machina con tanto di mantello, irrompa da una finestra e sconfigga i cattivi. Il supereroe stesso stenterebbe a considerarsi tale, riportando le proprie sovrumane abilità nei binari della logica.
Nell’ultimo capitolo della trilogia David Dunn e Mr. Glass si incrociano per la prima volta con l’Orda; verrà rappresentata non solo la collisione tra forze immense – quelle di Dunn e della Bestia – ma anche la lotta tra i superuomini e un nemico più grande: la comune percezione della realtà.
In questo scontro i tre protagonisti verranno affiancati dai testimoni delle loro sovrumane capacità: il figlio di David Dunn, Joseph, che da bambino aveva visto nella miracolosa sopravvivenza del padre nell’incidente ferroviario la possibilità della ricostituzione del nucleo familiare; la madre di Mr. Glass, che invitava il figlio a uscire di casa e dunque affrontare a muso duro le difficoltà derivanti dalla sua condizione fisica e le angherie dei bulli, ponendo ogni giorno un nuovo fumetto sulla panchina del parco giochi; Casey Cook, abusata per anni dallo zio, e che aveva assistito alle straordinarie abilità della Bestia ed era stata risparmiata da questa grazie al fatto che le sue sofferenze erano state riconosciute.
E inevitabilmente anche lo spettatore si ritrova a parteggiare per i protagonisti, nell’immortale speranza che nel mondo ci possa essere ancora margine per l’irrazionale e l’incredibile.
– Daniele Stricagnoli