16/01/2021
    HomeCulturaArteSi può amare una città? – Siena, il cambiamento dentro le “nostre” mura

    Si può amare una città? – Siena, il cambiamento dentro le “nostre” mura

    Il futuro, che adesso è presente, la scelta della facoltà tra sogni e ambizione, tra paura e voglia di crescere.

    Tutto questo si racchiude adesso in un unico posto: Siena.

    La città del Palio, della Montepaschi, delle contrade, dei pici e così via.

    Ce l’hanno presentata un po’ così, in linea generale. Spesso sono state parole di chi vi è passato di sfuggita, per una visita turistica, per una foto in Piazza del Campo o sopra il Cornicione del Duomo.

    Ma la vita di un universitario, studente fuori-sede, è ben altra cosa.

    La timidezza in un posto nuovo, le prime lezioni dove si cerca di legare con i colleghi, ragazzi nuovi in un posto nuovo. Paura di non farcela, la distanza dalla propria città natale, dagli amici di sempre o da qualche amore liceale: tante incertezze.

    Eppure passano mesi e tu conosci gente nuova, una birra al Bibò, una pizza al Pomodorino o un aperitivo al Liberamente.

    Ed ecco che le Mura diventano amiche. Inizi a circondarti di una quotidianità che ti mette a tuo agio e che ti cambia, staccandoti dal grembo della terra natale. Responsabilità, bollette da pagare, restare senza soldi finché non arriva quella maledetta ricarica, persone nuove da conoscere fino in fondo mettendo in gioco le proprie diversità. Conoscere nuovi amori e legarli ad un posto, posto che poi odierai per un po’ finché non ricorderai di come sei andato avanti, comunque sia andata. Sei cresciuto, hai compreso molte cose.

    Hai compreso che un posto non potrà mai esserti amico se prima non lo vivi fino in fondo, se prima non ti perdi cento volte per le sue strade e vie. E tu, studente, non ricorderai mai Siena per il Palio, se non per i tamburi delle otto al primo mattino di una domenica. La ricorderai per quello che ti ha lasciato: persone, conoscenti, amici, amori, professori temuti dei quali adesso hai la firma nel libretto, per le notti passate in piazza, per bevute alle Logge o al Bar del Corso o se proprio volevi risparmiare andavi da Rosi. Ecco, hai appena appreso l’importanza dei cinquanta centesimi risparmiati. Le file al conad dove ti innamoravi ad ogni sguardo ma non hai avuto coraggio di farti avanti. E adesso magari stai con lei. Come si cambia, come ti senti cambiato. E la maggior parte delle volte è una sensazione positiva. E se passi in Piazza del Campo vedrai che la piazza è sempre la stessa, Siena è sempre uguale fin dal tuo primo giorno da “terrone”: sei tu che sei cambiato, sei tu che sei cresciuto. E le sarai sempre grato.

    Ho voluto parlare di come una città può cambiarti le abitudini, di come uno “straniero” si mette in gioco finché non apprezza il gioco stesso per sentirsi parte integrante.

    Condivido due poesie:

    La prima è di J. Prèvert “Parigi di Notte” nella quale il poeta mette in evidenza l’amore per la propria città come se fosse la sua amata sposa.

    La seconda poesia è di un autore “ignoto” che racchiude in pochi versi lo stesso concetto di J. Prèvert.

    Buona lettura.

    Tre fiammiferi uno dopo l’altro accesi nella notte

    Il primo per vedere intero il volto tuo

    il secondo per vedere gli occhi tuoi

    L’ultimo per vedere la tua bocca

    E l’oscurità completa per ricordarmi queste immagini

    Mentre ti stringo a me tra le mie braccia.”

    (Jacques Prevert-“Paris at night”).

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    Come sei bella

    con le tue poche vie

    che mi permettono

    di conoscere gli sconosciuti

    e di incrociare sguardi

    che legherò a te:

    e se vorrò rivederli

    mi basterà pensare

    a te.

    Come sei bella

    con quella piazza

    in cui ho perso il cuore

    chissà quante volte

    ma in fondo

    anche se non lo dico mai,

    Io amo te.”

    (Come sei bella Siena, N.P)

    -Nikolai Prestia-.

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