La sera del 19 Dicembre un evento catastrofico ha sconvolto la Germania: un camion si è violentemente scagliato sulla folla di uno degli innumerevoli mercatini di Natale che appaiono in tutte le città del mondo durante il periodo delle feste. Le dinamiche della vicenda non sono ancora state perfettamente chiarite ma ci sono forti sospetti, afferma il Guardian online, che il mezzo sia stato rubato durante il viaggio ed il guidatore ucciso; quello che invece è ben chiaro è il numero delle vittime, dodici, e la presenza di numerosi feriti.
Il sospetto che si trattasse di un attacco terroristico è subito dilagato anche grazie alla drammatica somiglianza con gli eventi di Nizza, in cui un uomo diresse il proprio camion sulla folla provocando 87 morti; come in quel caso l’Isis ha immediatamente rivendicato l’attentato tramite un comunicato online che ha poi raggiunto l’Europa tramite la Pmu (coalizione delle milizie irachene che combattono il califfato), le autorità tedesche invece hanno adoperato cautela, su Twitter la polizia di Berlino parla di “presunto attacco terroristico” (ANSA).
Prima ancora che ci fosse il comunicato della rivendicazione dell’attacco, però, il web trasudava invettive contro la presunta invasione dell’Europa da parte di fantomatici terroristi islamici. Non è stato necessario doverci riflettere e doversi assicurare che fosse effettivamente un attentato per accanirsi contro il solito nemico, che ormai ci dà la sicurezza di un capro espiatorio.
Gli attentati terroristici avvicinano il fronte di una guerra che a volte sembra più lontana di quanto realmente sia: c’è chi incolpa il fenomeno Isis, chi, in maniera semplicistica e ignorante, l’Islam, fatto sta che quello che noi definiamo terrorismo sembra comparire solo una volta varcati i confini del vecchio continente, determinando una paura irrazionale che induce la nascita di affermazioni fortemente populiste ed invettive verso ogni forma di potere contro cui è possibile scagliarsi. Il panico provoca nelle persone la smaniosa ricerca di un capo espiatorio, e viene concentrata nell’affermazione “chiudiamo le frontiere, ognuno a casa propria” che spopola nei commenti alle notizie.
Quello che noi, in tutti i paesi dell’Unione, viviamo come un episodio sporadico è la quotidianità nei paesi di provenienza delle persone che con tanto disprezzo vengono accusate e che non fanno altro che fuggire alla guerra. La comprensione ed il cordoglio nei confronti di chi ha subito devono essere estesi a tutti, non possono essere caratterizzati dalla selettività per i paesi europei: “Isis” non sono solamente le persone che fanno gli attentati in Francia e Germania, sono quelle che in Medio Oriente hanno sterminato, torturato, massacrato migliaia di persone. Chiudendo le frontiere, rimandando tutti a casa propria, come tanto piace vociferare, non abbiamo fatto niente se non continuare a far finta di non vedere.
– Sofia Q.