A Sanremo Giovani, che quest’anno è diventato un vero e proprio festival a sé stante, i Deschema hanno conquistato il secondo posto con il singolo Cristallo: la band senese, in attività dal 2016 sotto questo nome, è composta dal cantante e tastierista Gianluca Polvere, dai due chitarristi Nicola Facco e Giulio Cappelli, dal batterista Massimiliano Manetti e dal bassista Emilio Goracci, muovendosi in un genere che spazia dall’Alt-pop all’elettronica. Siamo andati a conoscerli per scoprire come raccontano se stessi e la loro musica.
D: Reduci dell’esperienza a Sanremo giovani cosa vi va di raccontarci? Come siete approdati al festival della canzone italiana?
R: Sanremo Giovani è stata un’esperienza incredibile. Per noi che “arrivavamo dal nulla”, essere proiettati all’improvviso in questo mondo inizialmente non è stato semplice perché non c’eravamo abituati, ma allo stesso tempo ci siamo fatti trovare pronti quando era il momento di dare il massimo, cioè sul palco!
Abbiamo intrapreso questo percorso attraverso Area Sanremo, l’unico concorso che permette di partecipare a Sanremo Giovani, e abbiamo superato ben 5 selezioni per arrivare all’audizione finale davanti alla commissione Rai presieduta da Claudio Baglioni. Con nostro immenso stupore e grandissima gioia ce l’abbiamo fatta e siamo approdati al Festival di Sanremo Giovani tra i 24 finalisti. Sul palcoquella sera abbiamo cercato di dare il meglio di noi, e infatti sia la giuria che il pubblico da casa ci hanno premiati: con quasi il 18% di gradimento abbiamo ottenuto il secondo posto al televoto ed essendo arrivati sul podio abbiamo vinto un tour mondiale che ci permetterà di suonare in tutti e 5 i continenti dal prossimo Aprile. Inoltre, come ulteriore premio, siamo stati invitati durante la serata finale del Festival di Sanremo 2019 e siamo saliti sul palco dell’Ariston nel momento clou della serata, prima della premiazione finale. Abbiamo avuto occasione anche di conoscere molti artisti ricevendo complimenti anche dai “big” come Shade e Federica Carta oppure Livio Cori. A ripensarci sembra ancora surreale, ma certamente noi mettiamo tanto impegno e passione nella nostra musica e quindi tutto ciò ci rende molto orgogliosi del lavoro svolto.
D: Da dove nasce il progetto, quali sono le idee riguardo al fare musica e come vedete il fare musica in Italia oggi?
R: Noi suoniamo insieme da molto tempo: siamo cresciuti insieme prima di tutto come amici poi come musicisti. Il passaggio alla “creatura Deschema” è stato abbastanza naturale: volevamo un’identità più matura e definita, un sound più personale, rompendo gli schemi con il passato e ricominciando con una nuova pelle. Da qui è nato il nostro nome e con esso lo stile musicale è virato verso una maggiore influenza elettronica mischiata con il rock e le melodie pop.
Questa unione di vari stili è ciò che ci piace di più nella scrittura e abbiamo notato che in Italia questo modo di pensare si sta facendo strada sempre di più, con il risultato di creare un mondo musicale sempre più variegato nel nostro Paese. Mahmood ad esempio ha vinto Sanremo 2019 con il suo stile unico ed è la prova che sono in atto grossi cambiamenti nella musica e c’è bisogno di apertura mentale per assecondarli ed accettarli. Noi tra l’altro abbiamo avuto il piacere di conoscerlo visto che ha vinto Sanremo Giovani ed è insieme a noi tra i vincitori del tour mondiale. Inoltre Baglioni è stato rivoluzionario nel dare maggior spazio alle band, come nel nostro caso, poiché Sanremo è sempre stato per i solisti; quindi in definitiva pensiamo che la situazione si stia smuovendo e, anche se a volte non è facile, bisogna lavorare sodo e credere in se stessi, sempre.
D: Come definireste il vostro sound, quali le influenze o gruppi che ci consigliereste? Esiste una scena musicale secondo voi?
R: Di solito definiamo il nostro genere Alternative Pop/ Elettronica, un insieme di termini che cerca di sintetizzare al meglio tutto quello che mettiamo nella nostra musica: non è facile specificare troppo, visto che ci piace spaziare il più possibile. Per la stessa ragione non ci piace citare dei punti di riferimento precisi perché risulta limitante, specialmente oggi dove la musica non può più essere vista a compartimenti stagni. Noi passiamo dall’ascoltare il rock anni ’70, i synth anni ’80, fino alla musica più moderna e attuale perché così deve essere. Come già detto, siamo in un momento musicale che sta aprendo sempre più porte grazie anche ai nuovi artisti che si sono imposti prima sul web, poi nelle classifiche, e i generi si sono mescolati fino quasi a scomparire. I giovani quindi possono trovare tutto quello che cercano a seconda dei gusti o degli stati d’animo, in qualsiasi momento. Il concetto di scena musicale probabilmente si è evoluto rispetto a come siamo abituati a pensarlo.
D: Per adesso avete pubblicato un EP: avete in mente di registrare un disco? Se sì ci potete anticipare qualcosa? E infine, ci raccontate un aneddoto sulla cosa più strana che vi è capitata da quando avere iniziato a suonare?
R: L’Ep risale al 2017, poi abbiamo pubblicato il singolo “Nellie Bly” ad inizio 2018 e infine “Cristallo”, il brano che abbiamo presentato a Sanremo Giovani. Nuovi brani sono già in cantiere per un eventuale futuro disco al quale stiamo pensando. Crediamo che il disco dovrà uscire al momento giusto quindi anche qui ci stiamo lasciando le porte aperte per qualche nuovo singolo che verrà pubblicato prossimamente.
Concludiamo con l’aneddoto: la scorsa estate abbiamo fatto 200 km per suonare in un festival di cui ovviamente non faremo il nome, dove, una volta arrivati sul posto, non ci hanno permesso di suonare perché il palco non era agibile. A quel punto ci hanno fatto spostare la strumentazione su di un prato a caso dicendoci che avremmo suonato lì. Nessun palco, nessuna luce, nessuna presa di corrente: lasciati da soli, completamente al buio e con le zanzare che ci divoravano. Morale della favola è che ovviamente non abbiamo suonato quella sera e abbiamo rifatto i nostri 200km per tornare a casa. Alla fine è pur sempre gavetta no?