Da sempre, intorno alle medicine alternative aleggia un’aura di mistero e cauta curiosità. La popolazione che vi si approccia è spesso stratificabile in base al livello di entusiasmo (esclusi pancine d’amore e noVax che son proprio fuori categoria) in: ferventi seguaci, seguaci dubbiosi e chi nega e rinnega, talvolta con opinabile veemenza.
L’argomento medicine alternative è però estremamente ampio e dai confini non ben definiti, e questo, con l’aiuto di confusi e contraddittori metodi di informazione, porta come risultato finale a una dilagante disinformazione. In questo mito da sfatare un po’ anomalo vedremo quindi di strigare il mistero che aleggia intorno a omeopatia e fitoterapia, entrambe molto diffuse, confuse, abusate e al contempo svalutate.
MEDICINA NON TRADIZIONALE
Il nome e cognome della medicina non tradizionale è: medicina alternativa e complementare (CAM per gli amici). In contrapposizione con la medicina ufficiale, che per definizione si basa su prove di efficacia, la CAM non prevede la presenza di prove a sostegno dell’effetto terapeutico dei diversi trattamenti. Questo non invalida immediatamente la tecnica, anzi, in molti casi la medicina alternativa ha un un efficace utilizzo terapeutico, soprattutto se affiancata costantemente da controlli e terapie di medicina tradizionale che garantiscano il trattamento della patologia con tecniche dall’efficacia comprovata.
OMEOPATIA
La parola omeopatia da òmoios (uguale) e pathos (malattia, sofferenza) indica una specifica branca della medicina non tradizionale che si basa sul concetto del “similia similibus curantur” (i simili si curino coi simili); il termine vien però spesso impropriamente utilizzato come sinonimo per definire diverse pratiche di medicina alternativa fra cui per l’appunto la fitoterapia, la floriterapia, la naturopatia.
L’omeopatia è una forma di medicina alternativa, forse la più conosciuta, ma è fondamentale fare le giuste distinzioni fra le varie tecniche.
La tecnica omeopatica trova le sue origini negli studi del un giovane medico tedesco Samuel Hahnemann. Agli inizi del 1800 Hahnemann notò che l’intossicazione da chinino provocava nel paziente gli stessi sintomi febbrili della malaria, per la cui terapia si utilizzava appunto il chinino; da questa intuizione il giovane medico elaborò il concetto che la malattia andasse curata con lo stesso principio che la provoca: “il simile cura il simile” (siamo a inizio 1800, era ancora sconosciuta la struttura dell’atomo e di certo il metodo scientifico non si applicava allo studio dei farmaci). Secondo questa teoria, quindi, somministrando infinitesimali dosi di principio attivo, che può essere di derivazione vegetale o animale, si induce l’organismo a recuperare lo stato di equilibrio sbilanciato dalla malattia.
Il secondo pilastro su cui si basa la medicina omeopatica è la preparazione di questi farmaci attraverso tecniche di diluizione e dinamizzazione del principio attivo.
Che all’atto pratico funziona così: prendo 10 ml di principio attivo (che è la famosa stessa molecola che mi provoca la malattia), lo diluisco in 100 ml di acqua distillata o altro solvente (diluizione), lo scuoto per 100 volte (dinamizzazione), da questa soluzione prelevo 10 ml, diluisco ulteriormente in 100 ml di acqua distillata, scuoto, e così via per circa duecento (duecento!) volte, o più o meno a seconda della tipologia di farmaco. Poi utilizzo quest’acqua distillata insieme a zucchero (saccarosio e lattosio) per formare i granuli, appena l’acqua evapora e lo zucchero solidifica ecco nato il farmaco omeopatico. Secondo il principio alla base, l’estrema diluizione dovrebbe far sì che nella formulazione finale siano presenti infinitesimali tracce della preparazione di partenza (improbabile) e che queste interagiscano con l’organismo malato portandolo alla guarigione. Una confezione da 6 grammi fanno 12,90 euro. La conclusione unanime della comunità scientifica si basa sul fatto che non esiste nessuno studio che confermi l’efficacia del farmaco omeopatico, a ognuno la propria.
(Il caso dell’omeopatia è un argomento estremamente vasto, questo articolo si prefigge il compito di dare una spolverata molto superficiale, ci sarà sicuramente occasione di approfondire ulteriormente sotto-temi quali: la legislazione del farmaco omeopatico, la memoria dell’acqua, l’effetto placebo…)
FITOTERAPIA
La fitoterapia, invece, ha origini ancora più antiche (cavalcando l’onda del “se è antico allora fa bene”, dovrebbe essere la panacea di tutti i mali) da sempre l’uomo ha utilizzato i principi attivi contenuti nei vegetali a scopo medicamentoso. Il nome deriva da phytón e therapéia ovvero curarsi attraverso le piante, si può quindi definire come la scienza che utilizza i principi contenuti in piante, funghi e altri vegetali nella cura della patologia. Grandissima parte dei farmaci utilizzati dalla medicina tradizionale affondano le proprie radici (ahah) nell’arte antica della fitoterapia; estraendo dalla pianta e purificando il principio attivo si va infatti a costruire il farmaco. Un esempio è la digitale, un farmaco per il cuore, il cui principio attivo (la digossina) è estratto dall’omonima pianta, la digitalis.
Infatti nel caso della fitoterapia il concetto alla base è la presenza di veri e propri principi attivi, in quantità variabile, che interagiscono con il nostro organismo innescando una reazione (ragion per cui possono risultare pericolosi se utilizzati in maniera sconsiderata, mentre effetti collaterali da abuso di farmaci omeopatici è difficile che si trovino).
I composti utilizzati a scopo medico in fitoterapia sono denominati fitocomplessi, si ricavano dalla pianta con tecniche diverse ma, al contrario di quando si produce un farmaco tradizionale, si tratta di tecniche meno raffinate, che portano a formare un composto meno puro. Un fitocomplesso può infatti arrivare a contenere moltissimi principi attivi in concentrazioni variabili, questo ne limita l’utilizzo, soprattutto perchè risultano malvalutabili gli effetti collaterali e le interazioni farmacologiche. Grazie alla presenza di principi attivi con una propria attività farmacologica, la fitoterapia trova il suo ruolo in alternativa alla medicina tradizionale per patologie lievi oppure come complementare alla terapia ufficiale, sempre in seguito alla valutazione di un medico.

Questo contiene principio attivo (fitoterapia).

Questo NON contiene principio attivo (omeopatia).
Attenzione a non confondere fitoterapia con floriterapia (forse avrete sentito parlare di fiori di Bach), tecnica totalmente diversa di cui parleremo in futuro, sempre nella rubrica: MITI DA SFATARE!
– Sofia Q.