Pianeta Terra, Anno Domini 2019. Negli allevamenti di tutto il mondo si sta compiendo la più grande strage di massa della storia. Una strage artificialmente controllata, le cui redini sono rette dalla logica del consumismo e le cui vittime, i cosiddetti ‘animali da reddito’, non hanno voce. Ma noi, che siamo paradossalmente la causa di questa violenza, una voce ce l’abbiamo ed è nostro dovere morale utilizzarla per porre fine a tutto ciò.
È proprio questa consapevolezza che, tre anni fa, stimolò i natali di Anonymous for the Voiceless (da qui in poi ‘AV’). Di attivismo per i diritti animali, in giro per il mondo, ce n’è, forse non abbastanza, ma ce n’è e pure da molti decenni: in questo senso AV potrebbe essere considerata l’“ultima arrivata”. Eppure, ciò che è riuscita a fare sotto il punto di vista comunicativo e, di conseguenza, della sensibilizzazione supera ogni forma di attivismo fino ad ora conosciuta. Questo non toglie nulla alle altre associazioni animaliste, per le quali vale la pena ricordare Essere Animali, un made in Italy che sta portando avanti con ottimi risultati un lavoro di informazione, di sensibilizzazione e di indagini in loco di altissima qualità.
Ma AV è riuscita ad andare oltre. Anonimia, Unione, Immagini: sono i punti forti dell’organizzazione non a scopo di lucro nata nel 2016 a Melbourne. Nel giro di soli tre anni ha conosciuto una diffusione globale, che ha permesso l’organizzazione di più di 15.000 Cube of Truth. Il «Cubo della Verità» è ciò che ha reso celeberrima AV, il cui unico obiettivo è la liberazione animale. Non è nell’interesse di AV parlare delle malattie cardiovascolari e dei tumori legati al consumo di prodotti animali, così come del legame degli stessi con inquinamento e cambiamenti climatici. Ciò che preme ad AV è raggiungere uno stato di giustizia attraverso la conoscenza della verità. In questo senso, l’utilizzo da parte dell’organizzazione delle celebri maschere di Guy Fawkes, simbolo della lotta contro le ingiustizie e le disuguaglianze, è fortemente simbolico. Il coprire il viso con delle maschere e il vestirsi di nero rendono gli attivisti “anonimi”, ovvero uguali nel loro tentativo di perseguire un obiettivo comune. Inoltre, la formazione “a cubo” trasmette un senso di unione e comunità.
Uno dei punti più forti del Cube of Truth sono le immagini. Gli attivisti in formazione reggono degli apparecchi elettronici, per lo più computer e tablet, rivolgendo lo schermo verso gli spettatori, che si ritrovano casualmente a guardare video e immagini che documentano ciò che accade all’interno degli allevamenti. Dando una rapida scorsa alle pagine Facebook e Instagram di AV, scoprirete l’effetto sortito dal “cubo”: i passanti vengono immortalati mentre guardano le immagini e mentre dialogano con gli attivisti. Gente di qualsiasi età, sesso e provenienza viene immortalata in lacrime, scioccata, disperata. Perché è a questo che ci ha portato il mercato: a non vedere oltre al nostro piatto, a non interrogarci sulla verità.
Gli animali soffrono esattamente come noi e proprio in questo momento stanno soffrendo pene inimmaginabili, sia a livello fisico, sia a livello psicologico. Ciò che più stupisce è che a fronte di un abuso dei prodotti di origine animale che mai si è registrato nella storia dell’uomo, tendenzialmente anche noi soffriamo nel sapere che gli animali soffrono. Nel vederlo all’opera, il carnefice diventa quasi un nemico. Ma la verità è che spesso è il carnefice stesso ad essere vittima: privato di possibilità di scelta, costretto a un infame lavoro che ha inevitabili ripercussioni sulla sua psiche, le quali ricadono, ancora una volta, proprio sugli animali.
In questa triste storia noi ricopriamo il ruolo dei mandanti: il finale dipende interamente dalle nostre scelte quotidiane. Sicuramente, là dove l’insensibilità e la pigrizia sono imperanti, le immagini non sortiscono effetto alcuno, ma indipendentemente da ciò, si può dire che AV ce l’ha fatta. Il Cube of Truth ha sensibilizzato alla causa animalista e vegana, si stima, quasi 500.000 persone nel giro di soli tre anni. Insomma, se non lo avete ancora fatto, non vi resta che provarlo, sia come spettatori, sia come attivisti: i prossimi eventi italiani saranno il 28 giugno a Rimini e il 29 giugno a Firenze e a Padova.
Giulia Barison