La plastica è un materiale straordinario, che dobbiamo però usare in modo più responsabile. I prodotti di plastica monouso non sono una scelta intelligente né dal punto di vista economico né da quello ambientale, e le proposte presentate oggi aiuteranno le imprese e i consumatori a preferire alternative sostenibili.
(Jyrki Katainen, vicepresidente CE per il lavoro, la crescita, gli investimenti e la competitività)
Il Parlamento europeo ha approvato, con 560 voti a favore, 35 contrari e 28 astenuti, la direttiva che vieta il consumo di alcuni prodotti in plastica monouso a partire dal 2021. Un importante passo per l’Europa che, come sottolineato dall’ex primo ministro finlandese Katainen, ha «l’opportunità di anticipare i tempi», diventando un valido esempio per gli altri paesi nella valorizzazione delle risorse a nostra disposizione, oggi sempre più preziose e limitate. Dopo il voto del Parlamento europeo, successivo alla proposta della Commissione ambiente depositata a maggio e l’accordo politico del dicembre dello scorso anno, ora sarà la volta degli Stati membri, a cui aspetta il compito di recepire la direttiva.
Le nuove norme andranno a colpire i 10 prodotti maggiormente responsabili dell’inquinamento di spiagge e mari (posate, bastoncini cotonati, piatti, bicchieri, cannucce, miscelatori per bevande e aste per palloncini, etc.), i quali insieme agli attrezzi da pesca, rappresentano più del 70% dei rifiuti marini.
Le azioni da mettere in atto differiranno a seconda dell’articolo considerato; si limiterà l’utilizzo dei prodotti per i quali, al momento, non esistono ancora valide “alternative sostenibili”, mentre l’eliminazione completa dal mercato, riguarderà gli articoli per cui sono già disponibili soluzioni eco friendly e facilmente accessibili dal punto di vista economico.
Caso particolare, è quello dei contenitori per bevande in plastica monouso, i quali saranno ammessi solo se dotati di tappi e i coperchi che restino attaccati al contenitore.
Le misure di riduzione dovrebbero riguardare anche i rifiuti da tabacco, in particolare i filtri per sigarette contenenti plastica (–50% entro il 2025 e –80% entro il 2030). Si tratta dei secondi articoli in plastica monouso più diffusi, in grado inquinare tra i 500 e i 1000 litri d´acqua e, se gettati in strada, possono richiedere fino a dodici anni per disintegrarsi (PE, 2018).
Poiché tra i fattori che giocano un ruolo di estrema rilevanza nell’inquinamento da plastiche monouso vi è la mancanza di adeguati sistemi di gestione dei rifiuti e infrastrutture idonee, la normativa rivolge particolare attenzione ai produttori, affinchè questi contribuiscano a coprire i costi di gestione e bonifica dei rifiuti, partecipino attivamente all’attività di sensibilizzazione dei consumatori e sfruttino gli incentivi previsti per il settore industriale, al fine di sviluppare nuovi materiali meno inquinanti.
Un ulteriore aspetto su cui intende lavorare la normativa è relativo all’introduzione di un sistema di etichettatura più chiara e standardizzata per specifici prodotti, quali assorbenti igienici, salviette umidificate, palloncini, affinché per ciascuno siano indicate le opportune modalità di smaltimento, l’impatto potenziale sull’ambiente in caso di dispersione del rifiuto e la presenza di plastica dell’articolo in questione.
Il presidente Antonio Tajani, ha inoltre evidenziato come il Parlamento europeo sia «in prima linea nella battaglia per la salvaguardia degli oceani», e voglia dare «una risposta molto concreta anche ai milioni di ragazzi scesi in piazza per chiedere rispetto per il pianeta dove devono vivere» (chiaro riferimento ai giovani di Fridays For Future). «Siamo dalla loro parte», ha aggiunto (PE, 2019).
Sostegno allo sviluppo e alla realizzazione di iniziative volte a ridurre al minimo i rifiuti plastici, arriva anche dall’Alliance to end plastic waste – Aepw, nata lo scorso 19 gennaio e composta da circa 30 multinazionali operanti in Nord e Sud America, Europa, Asia, Africa e Medio Oriente.
Il presidente dell’Aepw David Taylor, nonché presidente e amministratore delegato di Procter & Gamble, ha sottolineato la necessità di una leadership forte al fine di fronteggiare una sfida globale, seria e complessa, come quella dell’inquinamento da plastiche (Greenreport, 2019).
Infine, è bene ricordare che la plastica è pur sempre un materiale conveniente, adattabile, utile ed economicamente valido, che deve essere utilizzato, riutilizzato e riciclato meglio (PE, 2018). Perchè pensandoci bene, forse non è la plastica il vero colpevole, bensì chi ne fa un uso. Noi consumatori dovremmo rivere le nostre abitudini e iniziare a pensare che spesso la scelta più ovvia e scontata, non necessariamente è quella più giusta per l’unico pianeta che, ad oggi, abbiamo a disposizione.
Morena Bruno